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Dietro le quinte de La Fenice Sgangherata

  • fatalampadina
  • 17 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

Con l’endometriosi ci sono giorni in cui te la cavi e giorni in cui ti chiedi chi abbia impostato la difficoltà di gioco su “livello impossibile” senza avvisarti.

La Fenice Sgangherata è nata in uno di questi ultimi: quelli in cui la sveglia suona e tu ti domandi se oggi il corpo ha intenzione di collaborare o se è in sciopero a oltranza.



La pazienza (finita) e l’ennesima frase che non dimentichi


Venivo da una terapia che, sul mio corpo, non funzionava alla grande. E già lì la fiducia vacillava.


Poi, durante l’ennesima visita, è arrivato il colpo di grazia:

“Signora, deve portare pazienza e imparare a sopportare un po’ il dolore.”


Come se la pazienza fosse in offerta speciale al supermercato, due al prezzo di uno, e io fossi semplicemente rimasta senza scorte. Quella frase mi si è incollata addosso come un’etichetta difficile da staccare.


Imparare a sopportare un po’ il dolore… peccato che in quei giorni, a fatica, riuscivo persino a stare in piedi.


È come se ti crollasse il pavimento sotto i piedi. Quando a dirti una cosa del genere è un medico, i dubbi ti si accavallano in testa:

“Ma come, non riesco più a sopportare il dolore? Sono io che non reggo?”


E così, ti ritrovi — ancora una volta — a inseguire un altro parere, con la speranza (mista a scetticismo) che stavolta sia davvero quello giusto.


Nel frattempo, mi rifugiavo in blog, chat e storie di altre donne, finché non mi sono imbattuta nei racconti di ragazzine giovanissime trattate come aliene solo perché hanno l’endometriosi.

Lì ho sentito un colpo allo stomaco e ho capito che non potevo restare ferma.



Scrivere per respirare


In mezzo a tutto questo, è arrivata l’idea: scrivere.

Mettere nero su bianco tutto quello che provavo, nella speranza di fare ordine tra i pensieri e dare voce a quello che tante di noi vivono ogni giorno.

Scrivere è diventato la mia piccola terapia: zero bugiardini, zero effetti collaterali, e la libertà di dire le cose come stanno.



Perché proprio una fenice


Ho sempre amato la leggenda della fenice. L’idea di un essere che, quando sente avvicinarsi la fine, si lascia avvolgere dalle fiamme e, dalle sue stesse ceneri, rinasce… mi ha sempre affascinata.

C’è qualcosa di magico in questa immagine: non è una semplice sopravvivenza, è una trasformazione.


Forse l’ho sentita mia da subito perché, anche con l’endometriosi, è un po’ così. Ogni volta che pensi di essere arrivata al limite, che il dolore abbia avuto la meglio, trovi dentro di te una scintilla che ti fa ricominciare.


La mia fenice, però, non è maestosa come quella dei racconti mitologici: ha piume spettinate, qualche bruciacchiatura e l’aria di chi ha attraversato tempeste. Ma proprio per questo la amo ancora di più.


Perché la vera bellezza non sta nell’uscire immacolati dal fuoco, ma nel portare con orgoglio i segni di ogni battaglia vinta.

Ed è così che è nata La Fenice Sgangherata: un simbolo che racconta la mia storia, ma anche quella di tante altre.



Quando la Fenice Sgangherata è uscita dal nido


Pubblicare il racconto è stato un misto di orgoglio e timore.

La prima recensione? Un colpo al cuore, di quelli belli.


Ho scritto questo libro per dare voce a chi vive con l’endometriosi e per aiutare chi ci sta attorno a capire cosa significa davvero.

Perché, anche quando la vita ci stropiccia, possiamo sempre trovare il nostro modo di brillare.



Diventa parte del volo della Fenice Sgangherata


Se questa storia ti ha parlato, puoi far sì che il suo messaggio arrivi ancora più lontano.

Acquistando La Fenice Sgangherata su Amazon, non solo entrerai nella mia storia, ma contribuirai anche alla ricerca sull’endometriosi: parte del ricavato sarà destinata a sostenerla.


Leggilo, vivilo e — se ti va — lascia una recensione: ogni parola scritta da chi lo ha letto è un faro per chi ancora non conosce questa realtà.

E se pensi che possa essere utile a qualcuna (o a qualcuno) che conosci, condividilo.

Ogni copia acquistata, ogni condivisione, ogni recensione è come una piuma in più per la mia Fenice: insieme possiamo farla volare alto e portare più consapevolezza là dove oggi c’è ancora troppo silenzio.



Dietro le quinte de La Fenice Sgangherata

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